venerdì 21 ottobre 2016

Colori e ritmi di Stefania Cecchetti

Una importante performance di un nuovo percorso creativo.

di Manuela E. Ottaviani

Sabbia sommersa, 2016
Una intensa sinfonia di colori si sprigiona dalle opere di Stefania Cecchetti ed invade il raffinato spazio espositivo dell’Arte Borgo Gallery creando un percorso sensoriale dove vivaci armonie si rincorrono dando vita ad una perfetta melodia visiva. ll rosso intenso cattura immediatamente lo sguardo e si imprime nella mente, un ritmo veloce ed aggressivo appena mitigato dalla dolcezza di chiare fessure bianche aperte sull'infinito. Più solare la musica nelle tele dove la nota dominante è il giallo, il ritmo brillante fa espandere la mente mentre seguiamo in modo naturale il percorso suggerito con discrezione da luminosi fasci di luce. 
Andare verso gli abissi o salire verso altezze sconosciute dipende solo da noi, l’artista ci lascia liberi di scegliere ed aggiunge qualche nota di nero per limitare tutta quella luce e creare un delicato equilibrio di consonanza pittorica ed emozionale.

lunedì 17 ottobre 2016

Il paesaggio interiore secondo Hopper

Al Complesso del Vittoriano la mostra del grande artista americano.

di Renato Sales

Self Portrait (1903 -1906)
Olio su tela cm 65,9 x 56,2
Whitney Museum, New York
La domanda che ci si pone di fronte alle opere di Edward Hopper è se la sua produzione artistica sia pittura d’espressione o pittura d’evasione: di sicuro, chiunque ne osservi un dipinto lo fa con l’intento di evadere dalla propria personale realtà. Si può anche discutere sulla qualità del sogno indotto, ma la catarsi che innesca è necessaria e funzionale: ogni uomo ha bisogno di fuggire dal ritmo mortale dei suoi pensieri e tutto ciò che dà piacere (che sia un saggio di Benedetto Croce o un pamphlet di Walter Lippmann), se dà piacere, costituisce evasione. Hopper non è da meno.
Al geniale pittore statunitense, Roma dedica una grande esposizione nell’Ala Brasini del Complesso del Vittoriano. In mostra, fino al 12 febbraio 2017, sessanta capolavori realizzati tra il 1902 e il 1960 suddivisi in sei sezioni, che raccolgono ritratti, paesaggi, disegni preparatori, incisioni, oli e acquerelli.
Il tema della solitudine è il filo rosso dell’intero suo universo espressivo ed è anche per così dire il walking bass di questa ben congegnata, singolarmente suggestiva, retrospettiva romana.

martedì 11 ottobre 2016

Habemus Papam. Il gallo è morto.

Woytek all'Ex Cartiera Latina di Roma.

di Marisa Baldi

“Habemus Papam. Il gallo è morto” di Woytek
 ed alcuni pannelli nello studio dell’artista
Habemus Papam. Il gallo è morto”, è la scultura in bronzo dell’artista polacco Woytek, perfezionatosi alla Scuola di Scultura di Friburgo e residente da anni in Germania, che è stata allestita a Roma presso gli spazi espositivi dell’Ex Cartiera Latina dal 1° al 16 ottobre.

L’inedita installazione, costituita dalla scultura  di circa 250 cm.,  raffigurante un Vescovo con in mano un gallo, e da pannelli con disegni preparatori, è stata presentata in occasione delle Manifestazioni culturali del Giubileo della Misericordia. L’evento, presentato in Germania a Walldorf ed a Colonia non poteva avere qui a Roma sede migliore per il nuovo progetto. Habemus Papam. Il gallo è morto - così legata, come scrive la curatrice Stefania Severi, alla “tematica è quella del libero arbitrio in relazione all'intervento divino quale si presenta nel brano evangelico relativo al tradimento di Pietro: prima che il gallo canti mi rinnegherai tre volte”, ha avuto il suo “battesimo” artistico a Roma la città di Pietro, Primo Vescovo, e la struttura della Ex cartiera latina a pochi metri dalla Chiesetta del Quo Vadis, sulla storica via Appia dove Pietro che stava fuggendo da Roma, ha incontrato Cristo e, sotto il segno divino, è tornato indietro.

Il Caravaggio di Roberto Longhi

alla Pinacoteca Francesca Podesti di Ancona.

di Nicolina Bianchi

Disegno dal dipinto di Caravaggio
Fanciullo morso da un ramarro
di Roberto Longhi 1930
Il Ragazzo morso da un ramarro (1596/1597), un significativo capolavoro giovanile del Caravaggio (Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, Milano 1571 - Porto Ercole 1610), periodo romano, è l’one picture show  proposta all’interno della Mostra Il Caravaggio di Roberto Longhi in esposizione presso la pinacoteca Francesco Podesti di Ancona. 

L’evento espositivo, a cura di Maria Cristina Bandiera, direttrice scientifica della Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi, consente al pubblico degli osservatori di cogliere tutti i particolari di questa unica opera, dagli esiti della luce ad una più approfondita interpretazione di quel particolare sentimento o meglio ancora, di quell’intimo desiderio del Caravaggio di rendere inedito “testimone”, più che semplice “spettatore”, colui che si trova di fronte al dipinto.

Così l’osservatore partecipa con ciò che accade al ragazzo nel momento in cui, morso improvvisamente dal ramarro, si ritrae ferito e impaurito. Quel gesto di sgomento, quello sguardo terrorizzato accanto a quella luminosa trasparenza del vaso, alla splendida natura morta sottolineata da numerosi dettagli, fanno dell’opera un notevole esempio della preziosa realtà pittorica del grande Caravaggio che fin dalla prima giovinezza, con la sua pittura ha cercato i grandi valori dell’esistenza nella natura e nell’uomo.

domenica 9 ottobre 2016

Maya. Il linguaggio della bellezza.

A Verona una mostra ricca di storia e di mistero.

di Giancarlo Arientoli

Maschera di giada.
Al Palazzo della Gran Guardia di Verona approda una delle più grandi ed esaustive mostre che siano mai state prodotte sui Maya, con oltre 250 opere provenienti dai principali musei del Messico; sculture in pietra, stele monumentali, elementi architettonici, figurine in terracotta, vasi, maschere in giada, e utensili della vita di tutti i giorni come collane, orecchini, strumenti musicali, vasi e incensieri. Una mostra che cerca di far luce su una delle civiltà più ricche di storia e di mistero attraverso le parole e i testi degli stessi Maya, utilizzando la decifrazione della loro scrittura, e una lettura storico-artistica e non solo archeologica delle loro opere, appartenenti ai tre grandi periodi - pre-classico, classico e post-classico - che dal 2000 a.C. al 1542 d.C. hanno visto fiorire questo popolo.

giovedì 6 ottobre 2016

Ritmi Essenziali di Stefania Cecchetti

di Nicolina Bianchi

Legàmi, 2014, acrilico su tela, 100x70 cm
Ama ascoltare la musica Stefania Cecchetti, soprattutto musica classica, mentre dipinge nel suo angolo studio della sua abitazione romana. In quella sua temporanea ma appagante serenità ed astrazione dal mondo circostante, inizia ad inventare progetti pittorici e a partecipare sulla tela emozioni una sua realtà interiore che in quel momento ama narrare e condividere.
Un racconto che assume una propria  costruzione cromatica “diretta” con grande immediatezza dalle sue spatolate. Nascono così sulla tela o su occasionali supporti in legno, quelle masse cromatiche  che costantemente si rinnovano  come  propria costruzione di uno spazio dove  quei gialli solari si trasformano in agglomerati di luce, quelle  passionali vibrazioni di rossi cadmio e magenta immaginano leggeri passi di danza, quei blu oltremare  precipitano inventando cascate e riflessi,  dove cromie dorate o caldi ocra inventano sogni che oltrepassano  immense distese di sabbia.
Sogni oltre il deserto, frammenti emotivi, inquietudini, stratificazioni di flussi cromatici, a volte ricchi di variazioni interne colature di colori primari e compositi, tutto si fa identità sentimentale della sua ricerca pittorica, della sua cultura artistica.
Comporre sulla tela essenziali ritmi di colore è per Stefania Cecchetti  un modo per esprimere  pensieri e formulare immagini attraverso eleganti gestualità. Un modo per rapportarsi con il mondo ed anche per costruire il suo mondo di sensazioni, di affetti, di ricordi,  ma anche e soprattutto un mondo di continue scoperte nell’arte e nella vita.

domenica 2 ottobre 2016

Homo sapiens. Le nuove storie dell'evoluzione umana.

Un’eccezionale mostra che ci racconta da dove veniamo e come siamo riusciti a popolare l’intero pianeta.

di Giancarlo Arientoli

Eva mitocondriale
Il Mudec di Milano, Museo delle Culture, presenta la prima mostra al mondo che racconta la storia dell’umanità attraverso un grande affresco multidisciplinare che racconta con un linguaggio fresco e innovativo le nuove storie dell’evoluzione umana, da dove veniamo e come siamo riusciti, di espansione in espansione, a popolare l’intero pianeta, costruendo il caleidoscopico mosaico della diversità umana attuale. Un progetto internazionale che ha coinvolto le comunità scientifiche, le Università, i Musei e le Istituzioni di Italia, Stati Uniti, Israele, Germania, Francia, Spagna, Australia, Georgia, Sud  Africa. Attraverso una sapiente miscela di linguaggi espositivi, con l'ausilio di numerose istallazioni multimediali, sarà un'esperienza emozionante scoprire come l’umanità che oggi conosciamo si sia formata attraverso continue migrazioni, mantenendo la medesima identità biologica ma creando al contempo quella straordinaria diversità culturale che costituisce una ricchezza preziosa per tutti noi. Accanto a reperti originali provenienti da tutto il mondo, il visitatore troverà modelli in scala reale, installazioni edutainment, passaggi immersivi tra suoni e colori che raccontano le grandi "prime volte" dell'umanità.