al Complesso del Vittoriano in Roma.
di Nicolina Bianchi
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Signora bionda in abito da sera, 1889 ca,
pastello su carta incollato su tela,
cm 220 x 150 |
Una certa critica vuole Giovanni Boldini, in mostra all'Ala Brasini nel Complesso del Vittoriano in Roma, “bravo, ma banale”. In realtà il pittore ferrarese, rileva il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini nella sua introduzione al catalogo, “fu artefice di una profonda modernizzazione del linguaggio pittorico” tanto da introdurre un nuovo e originale senso di movimento e dinamismo senza rinunciare alla poesia. Di questo ne era assolutamente certa la scrittrice e poetessa americana Gertrude Stein, grande appassionata d’arte, che continuò a considerare Boldini “il miglior pittore del secolo scorso”.
La storia artistica di Boldini è un susseguirsi d’interferenze, convergenze e remixing, dal suo iniziale soggiorno a Firenze (1864) a contatto con il clima risorgimentale e decisamente innovativo del momento. Punto d’incontro di artisti e letterati europei, infatti, la capitale toscana è stata sicuramente per Boldini una felice occasione di scambi e di reciproche influenze di stili, di tematiche e nuove tecniche. L’incontro anche con l’aristocrazia toscana e le diversificate collaborazioni con Telemaco Signorini, Gordigiani, Banti, Vito D’Ancona, Fattori e dagli altri pittori del Caffè Michelangelo furono certamente essenziali, ma l’artista ferrarese desiderava aprirsi a più ampie esperienze dell’oltralpe europeo e immergersi al più presto in quel clima Parigino che tanto amò rappresentare (descrivere) nelle sue più importanti capolavori. Senza lasciarsi troppo influenzare dai suoi amici “macchiaioli”, infatti, nel 1867 si trasferisce a Parigi.