venerdì 16 dicembre 2016

Bellotto e Canaletto

Il mondo in cinemascope a Milano, Gallerie d'Italia.

di Renato Sales

Mostra Bellotto e Canaletto
La mostra “Bellotto e Canaletto. Lo stupore della luce”, che il museo di Piazza Scala, a Milano, dedica ad Antonio Canal, il Canaletto, e a suo nipote Bernardo Bellotto, si propone per lo meno tre obiettivi. Presentare, per la prima volta, quasi un terzo dei capolavori di Bellotto, altrimenti conservati in istituzioni o in collezioni private disperse nei più disparati angoli della terra. Delineare il “vedutismo veneziano”, che tanto caratterizzò il Settecento. Illustrare le ragioni che fecero di Bellotto e Canaletto i massimi esponenti di quella corrente d’avanguardia. In che modo? Attraverso “lo stupore e la luce”. 
La luce, innanzitutto. Bellotto transita dai toni freddi, azzurro tenue, grigioverdi, verdi freschi delle prime opere, sature di una luce vitrea e malinconica, con un taglio pittorico più incline alla narrazione della vita quotidiana, alla serie di Vedute di Dresda e di Pirna, eseguita per Augusto III, nella quale il colore del cielo, della pietra, dei tetti, delle cose, è rappresentato con piccole “macchie” agili e veloci, animate da toni rossi e rosso-bruni accesi. La luce della luna, in forte contrasto con le ombre, invade gli ambienti. 

domenica 4 dicembre 2016

Colors di Paolo Gotti

La fotografia protagonista a Corte Isolani di Bologna.

di Manuela E. Ottaviani

Paolo Gotti, Colors.
Ad un anno dalla precedente esposizione Crossing Over, l’architetto e fotografo Paolo Gotti torna nello storico ed esclusivo spazio di Corte Isolani di Bologna con un allestimento dove protagonista assoluto è il Colore.
In 40 anni di attività l’artista ha viaggiato attraversando tutti i continenti ed ha osservato il mondo con lo sguardo attento dell’architetto, abile nel riconoscere la struttura di paesaggi e situazioni, ma anche con la acuta sensibilità del fotografo in grado di catturare emozioni e sentimenti. Dal 1985 presenta le sue opere in esposizioni di notevole impatto visivo dove illustra mondi lontani e tematiche umane sempre di notevole interesse. 

lunedì 14 novembre 2016

Natura in Scena

Personale di Costanza Alvarez De Castro allo Spazio Makemake di Roma.

di Giancarlo Arientoli

Melagrana, 2015, cm 50 x 50.
Olio e pastelli a olio su tela.
Il frutto del melograno ha colpito l’immaginazione di molti popoli fin dall'antichità, stimolando miti e racconti che si sono con il tempo sedimentati in una ricca simbologia, patrimonio di più culture, l’ebraica, la greca, l’araba, l’indiana, la cristiana. Simbolo di fertilità e dunque di vita, ma anche di morte e dunque di rinascita, rappresenta bene quel ciclo dell’eterno ritorno che caratterizza la natura, i suoi frutti e le sue creature. 
Rappresenta anche, meglio di qualsiasi altro soggetto, la mostra Natura in Scena, che propone al pubblico la più recente produzione della giovane artista Costanza Alvarez De Castro, per la cura di Giovanni Argan, presso lo Spazio Makemake di Roma fino al 17 novembre. Una mostra con un progetto allestitivo semplice, al contempo accattivante, che pone il visitatore in contatto "fisico" con le opere esposte, quasi ad invitarlo a prendervi parte.

domenica 13 novembre 2016

Monet profeta dell'informale

Alla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo

di Renato Sales

Claude Monet a Giverny
davanti allo stagno delle ninfee, 1905
"Le Ninfee" sono un ciclo di 250 dipinti eseguiti da Monet nel giardino della sua casa a Giverny, sulla Senna, negli ultimi trent’anni. Molte di queste opere furono create nonostante fosse stato colpito da cataratta. 
Monet è un pittore “seriale”, nel senso che per rincorrere un soggetto, magari mutevole come l’atmosfera, dipinge con grande rapidità su tele diverse e contemporaneamente. Guy de Maupassant così lo descrive: ”Una volta – racconta lo scrittore - prese tra le mani un temporale che batteva sul mare e lo gettò sulla tela, e quella che aveva così dipinto era proprio la pioggia”. Ancora. Nel ritrarre la Cattedrale di Rouen, Monet comincia una tela al primo mattino e, man mano che la luce varia e l’immagine si modifica, passa alla tela accanto, fino a riprodurre a fine giornata lo stesso soggetto in momenti e tonalità di colore diversi. Produce così alcune “serie” di quadri che raffigurano, oltre alla cattedrale, pioppi, pagliai e, appunto, le ninfee. 
Queste ultime ossessioni, provenienti dagli Stati Uniti, sono ora esposte alla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo, nel parmense, con il titolo “Quelle ninfee che anticiparono l'Informale”.

venerdì 4 novembre 2016

Picasso images

Le opere, l'artista, il personaggio all'Ara Pacis di Roma.

di Nicolina Bianchi

Picasso images. Le opere, l’artista, il personaggio è la mostra ospitata a Roma fino al 19 febbraio 2017 presso il Museo dell’Ara Pacis. Curata da Violette Andres e Anne de Mondenard, la Rassegna riesce a delineare attraverso esclusive immagini fotografiche il vissuto intimo ed artistico di una figura tra le più emblematiche e significative dell’arte del ‘900. Spirito innovatore e indipendente, sempre avverso a convenzioni o pregiudizi, Picasso che ha considerato ogni sua opera “non un punto d’arrivo ma un evento fortunato, un tentativo”, ha da sempre amato afferrare ogni possibilità di scoprire realtà che segnassero la sua evoluzione creativa con mezzi sempre nuovi e diversificati. La fotografia è stato uno dei mezzi privilegiati per approfondire la conoscenza di un mondo circostante ma anche di un mondo interiore ancor più profondo ed intrigante.
Le fotografie, circa duecento, rappresentano l’importante nucleo della mostra che accoglie anche una notevole selezione di opere grafiche, sculture e dipinti dell Musée national Picasso-Paris.

venerdì 21 ottobre 2016

Colori e ritmi di Stefania Cecchetti

Una importante performance di un nuovo percorso creativo.

di Manuela E. Ottaviani

Sabbia sommersa, 2016
Una intensa sinfonia di colori si sprigiona dalle opere di Stefania Cecchetti ed invade il raffinato spazio espositivo dell’Arte Borgo Gallery creando un percorso sensoriale dove vivaci armonie si rincorrono dando vita ad una perfetta melodia visiva. ll rosso intenso cattura immediatamente lo sguardo e si imprime nella mente, un ritmo veloce ed aggressivo appena mitigato dalla dolcezza di chiare fessure bianche aperte sull'infinito. Più solare la musica nelle tele dove la nota dominante è il giallo, il ritmo brillante fa espandere la mente mentre seguiamo in modo naturale il percorso suggerito con discrezione da luminosi fasci di luce. 
Andare verso gli abissi o salire verso altezze sconosciute dipende solo da noi, l’artista ci lascia liberi di scegliere ed aggiunge qualche nota di nero per limitare tutta quella luce e creare un delicato equilibrio di consonanza pittorica ed emozionale.

lunedì 17 ottobre 2016

Il paesaggio interiore secondo Hopper

Al Complesso del Vittoriano la mostra del grande artista americano.

di Renato Sales

Self Portrait (1903 -1906)
Olio su tela cm 65,9 x 56,2
Whitney Museum, New York
La domanda che ci si pone di fronte alle opere di Edward Hopper è se la sua produzione artistica sia pittura d’espressione o pittura d’evasione: di sicuro, chiunque ne osservi un dipinto lo fa con l’intento di evadere dalla propria personale realtà. Si può anche discutere sulla qualità del sogno indotto, ma la catarsi che innesca è necessaria e funzionale: ogni uomo ha bisogno di fuggire dal ritmo mortale dei suoi pensieri e tutto ciò che dà piacere (che sia un saggio di Benedetto Croce o un pamphlet di Walter Lippmann), se dà piacere, costituisce evasione. Hopper non è da meno.
Al geniale pittore statunitense, Roma dedica una grande esposizione nell’Ala Brasini del Complesso del Vittoriano. In mostra, fino al 12 febbraio 2017, sessanta capolavori realizzati tra il 1902 e il 1960 suddivisi in sei sezioni, che raccolgono ritratti, paesaggi, disegni preparatori, incisioni, oli e acquerelli.
Il tema della solitudine è il filo rosso dell’intero suo universo espressivo ed è anche per così dire il walking bass di questa ben congegnata, singolarmente suggestiva, retrospettiva romana.

martedì 11 ottobre 2016

Habemus Papam. Il gallo è morto.

Woytek all'Ex Cartiera Latina di Roma.

di Marisa Baldi

“Habemus Papam. Il gallo è morto” di Woytek
 ed alcuni pannelli nello studio dell’artista
Habemus Papam. Il gallo è morto”, è la scultura in bronzo dell’artista polacco Woytek, perfezionatosi alla Scuola di Scultura di Friburgo e residente da anni in Germania, che è stata allestita a Roma presso gli spazi espositivi dell’Ex Cartiera Latina dal 1° al 16 ottobre.

L’inedita installazione, costituita dalla scultura  di circa 250 cm.,  raffigurante un Vescovo con in mano un gallo, e da pannelli con disegni preparatori, è stata presentata in occasione delle Manifestazioni culturali del Giubileo della Misericordia. L’evento, presentato in Germania a Walldorf ed a Colonia non poteva avere qui a Roma sede migliore per il nuovo progetto. Habemus Papam. Il gallo è morto - così legata, come scrive la curatrice Stefania Severi, alla “tematica è quella del libero arbitrio in relazione all'intervento divino quale si presenta nel brano evangelico relativo al tradimento di Pietro: prima che il gallo canti mi rinnegherai tre volte”, ha avuto il suo “battesimo” artistico a Roma la città di Pietro, Primo Vescovo, e la struttura della Ex cartiera latina a pochi metri dalla Chiesetta del Quo Vadis, sulla storica via Appia dove Pietro che stava fuggendo da Roma, ha incontrato Cristo e, sotto il segno divino, è tornato indietro.

Il Caravaggio di Roberto Longhi

alla Pinacoteca Francesca Podesti di Ancona.

di Nicolina Bianchi

Disegno dal dipinto di Caravaggio
Fanciullo morso da un ramarro
di Roberto Longhi 1930
Il Ragazzo morso da un ramarro (1596/1597), un significativo capolavoro giovanile del Caravaggio (Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, Milano 1571 - Porto Ercole 1610), periodo romano, è l’one picture show  proposta all’interno della Mostra Il Caravaggio di Roberto Longhi in esposizione presso la pinacoteca Francesco Podesti di Ancona. 

L’evento espositivo, a cura di Maria Cristina Bandiera, direttrice scientifica della Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi, consente al pubblico degli osservatori di cogliere tutti i particolari di questa unica opera, dagli esiti della luce ad una più approfondita interpretazione di quel particolare sentimento o meglio ancora, di quell’intimo desiderio del Caravaggio di rendere inedito “testimone”, più che semplice “spettatore”, colui che si trova di fronte al dipinto.

Così l’osservatore partecipa con ciò che accade al ragazzo nel momento in cui, morso improvvisamente dal ramarro, si ritrae ferito e impaurito. Quel gesto di sgomento, quello sguardo terrorizzato accanto a quella luminosa trasparenza del vaso, alla splendida natura morta sottolineata da numerosi dettagli, fanno dell’opera un notevole esempio della preziosa realtà pittorica del grande Caravaggio che fin dalla prima giovinezza, con la sua pittura ha cercato i grandi valori dell’esistenza nella natura e nell’uomo.

domenica 9 ottobre 2016

Maya. Il linguaggio della bellezza.

A Verona una mostra ricca di storia e di mistero.

di Giancarlo Arientoli

Maschera di giada.
Al Palazzo della Gran Guardia di Verona approda una delle più grandi ed esaustive mostre che siano mai state prodotte sui Maya, con oltre 250 opere provenienti dai principali musei del Messico; sculture in pietra, stele monumentali, elementi architettonici, figurine in terracotta, vasi, maschere in giada, e utensili della vita di tutti i giorni come collane, orecchini, strumenti musicali, vasi e incensieri. Una mostra che cerca di far luce su una delle civiltà più ricche di storia e di mistero attraverso le parole e i testi degli stessi Maya, utilizzando la decifrazione della loro scrittura, e una lettura storico-artistica e non solo archeologica delle loro opere, appartenenti ai tre grandi periodi - pre-classico, classico e post-classico - che dal 2000 a.C. al 1542 d.C. hanno visto fiorire questo popolo.

giovedì 6 ottobre 2016

Ritmi Essenziali di Stefania Cecchetti

di Nicolina Bianchi

Legàmi, 2014, acrilico su tela, 100x70 cm
Ama ascoltare la musica Stefania Cecchetti, soprattutto musica classica, mentre dipinge nel suo angolo studio della sua abitazione romana. In quella sua temporanea ma appagante serenità ed astrazione dal mondo circostante, inizia ad inventare progetti pittorici e a partecipare sulla tela emozioni una sua realtà interiore che in quel momento ama narrare e condividere.
Un racconto che assume una propria  costruzione cromatica “diretta” con grande immediatezza dalle sue spatolate. Nascono così sulla tela o su occasionali supporti in legno, quelle masse cromatiche  che costantemente si rinnovano  come  propria costruzione di uno spazio dove  quei gialli solari si trasformano in agglomerati di luce, quelle  passionali vibrazioni di rossi cadmio e magenta immaginano leggeri passi di danza, quei blu oltremare  precipitano inventando cascate e riflessi,  dove cromie dorate o caldi ocra inventano sogni che oltrepassano  immense distese di sabbia.
Sogni oltre il deserto, frammenti emotivi, inquietudini, stratificazioni di flussi cromatici, a volte ricchi di variazioni interne colature di colori primari e compositi, tutto si fa identità sentimentale della sua ricerca pittorica, della sua cultura artistica.
Comporre sulla tela essenziali ritmi di colore è per Stefania Cecchetti  un modo per esprimere  pensieri e formulare immagini attraverso eleganti gestualità. Un modo per rapportarsi con il mondo ed anche per costruire il suo mondo di sensazioni, di affetti, di ricordi,  ma anche e soprattutto un mondo di continue scoperte nell’arte e nella vita.

domenica 2 ottobre 2016

Homo sapiens. Le nuove storie dell'evoluzione umana.

Un’eccezionale mostra che ci racconta da dove veniamo e come siamo riusciti a popolare l’intero pianeta.

di Giancarlo Arientoli

Eva mitocondriale
Il Mudec di Milano, Museo delle Culture, presenta la prima mostra al mondo che racconta la storia dell’umanità attraverso un grande affresco multidisciplinare che racconta con un linguaggio fresco e innovativo le nuove storie dell’evoluzione umana, da dove veniamo e come siamo riusciti, di espansione in espansione, a popolare l’intero pianeta, costruendo il caleidoscopico mosaico della diversità umana attuale. Un progetto internazionale che ha coinvolto le comunità scientifiche, le Università, i Musei e le Istituzioni di Italia, Stati Uniti, Israele, Germania, Francia, Spagna, Australia, Georgia, Sud  Africa. Attraverso una sapiente miscela di linguaggi espositivi, con l'ausilio di numerose istallazioni multimediali, sarà un'esperienza emozionante scoprire come l’umanità che oggi conosciamo si sia formata attraverso continue migrazioni, mantenendo la medesima identità biologica ma creando al contempo quella straordinaria diversità culturale che costituisce una ricchezza preziosa per tutti noi. Accanto a reperti originali provenienti da tutto il mondo, il visitatore troverà modelli in scala reale, installazioni edutainment, passaggi immersivi tra suoni e colori che raccontano le grandi "prime volte" dell'umanità.